A vuoto la prima giornata per eleggere il successore di Napolitano

“Bisogna prendere atto di una fase nuova. A questo punto penso tocchi al Partito Democratico la responsabilità di avanzare una proposta a tutto il Parlamento”. Lo ha dichiarato Pier Luigi Bersani. “Questa proposta sarà, come nostro costume, decisa con metodo democratico nell’assemblea dei nostri grandi elettori”, ha spiegato il segretario del Pd. Questo a commento di una giornata “disastrosa” per i democratici. Vanificato il primo giorno di votazioni per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Gli elettori, tra deputati, senatori e delegati dalle regioni, sono 1007. Nei primi tre scrutini occorre la maggioranza di due terzi, pari a 672 voti. Dalla quarta, eventuale, votazione, venerdì pomeriggio, basta la maggioranza assoluta, pari a 504 voti. E a questo punto appare l’unica via possibile.

Nulla di fatto per Franco Marini che non riesce a centrare al primo colpo l’elezione alla presidenza della Repubblica. Lo scrutinio della prima votazione certifica che l’ex sindacalista è rimasto molto lontano dal quorum di 672 voti necessario per guadagnare l’accesso al Quirinale in una delle prime tre tornate. Ne ha ottenuti solo 521, contro i 240 conquistati da Stefano Rodotà, che ha preso molti più dei 162 voti appannaggio del Movimento 5 Stelle.

Dopo il risultato negativo di Marini e l’ipotesi che il centrosinistra possa cambiare cavallo si torna ora a parlare dell’opzione Prodi. Un nome non inviso ai grillini che hanno però precisato che il loro candidato resta Rodotà e che l’ex Premier potrebbe essere preso in considerazione in caso di rinuncia del giurista e di altri arrivati prima del professore alle Quirinarie promosse dal M5S. Prodi sarebbe però tutt’altro che gradito al PdL. Il segretario Angelino Alfano chiede ufficialmente che “si individui la soluzione più idonea per eleggere il presidente della repubblica sin dalla quarta votazione”.