Che cosa strana

Che cosa strana sono questi mercanti d’anime, che strana cosa sentirli parlare dentro quel cesto di robusti vimini, umidi di sangue; non sono sanguisughe ma vermi striscianti e avvinghiati l’un l’altro in un groviglio di pensieri e di parole buone ad incantare una platea che ormai stanca di loro fa anche a meno di guardarci dentro. Platone ( Fedone ) recitò: Che strana cosa sono il piacere e il dolore; sembra che ognuno di loro segua sempre il suo contrario e che tutti e due non vogliano mai trovarsi nelle stessa persona. Quanto questa citazione descriva bene e in maniera esatta ciò che in questo odierno sta accadendo a noi italiani. Noi lo sapevamo già che andava a finire a questa maniera, e nonostante lo si sapesse non siamo stati capaci di fare a meno di seguire il corso delle bandiere, di andare in piazza ad applaudirli questi saltimbanchi e funamboli, parolai e capaci incantatori. L’errore sta proprio qui: il rimanere ad ascoltarli quando si sa anche che tutto quello che ci viene detto verrà successivamente smentito, o non fatto, o non mantenuto, dato che a questi artisti di strada ( senza alcuna offesa per i veri artisti di strada) non interessa ciò che dicono perché le parole escono dalle loro bocche come lava dalle bocche laviche, a loro interessa solamente di arraffare, e di spremere fino all’ultima goccia. Noi tutti ormai siamo spremuti a dovere, avranno ben poco da raccogliere. E sono così bravi che le cazzate che raccontano, loro stessi le credono così veritiere che vanno a finire pure di crederci per primi, abituati come sono a mentire e a svendere ogni cosa perfino l’onore, l’orgoglio, la dignità! Tutto per un pugno di denaro. Io penso che la felicità e la bellezza interiore nascano dalle virtù che vanno sempre incontro al prossimo e non in direzione opposta. Penso che bisognerebbe sempre ricercare la verità nelle nostre parole prima di pronunciarle, nel relazionarsi con gli altri; ed invece pare che questa sia cosa sconosciuta a chiunque faccia parte di quella vasta schiera di artisti e maestri della manipolazione di fatti e di cose, di anime. Ma la colpa non è tutta loro, siamo stati noi a posizionarli su quelle poltrone chiamandoli pure onorevoli e Senatori, Deputati….. Che fregatura gigantesca, e che delusione, che porcata. Ma la cosa buffa è che loro stessi, cioè i nostri –aguzzini- nonostante tutto il marciume che si portano addosso come fanno le lumache con le case, per tenerselo e per potersene nutrire fanno sempre in modo d’essere da noi applauditi e osannati, riconfermati, quando andrebbero appesi a testa in giù ad un ramo. A sentirli parlare pare che siano andati a lezione dallo stesso insegnante, raccontano tutti la stessa cosa con parole più o meno uguali. Le ingiustizie a mio parere non andrebbero commesse neppure quando le si ricevono, sarebbe cosa giusta; però non è così non può essere così poiché ad ogni singola ingiustizia ricevuta bisognerebbe rispondere con una giustizia data! Mi sono rimaste impresse le ultime parole di Socrate << …. Ma ormai è giunta l’ora di andare io a morire e voi invece a vivere. Ma chi di noi vada verso ciò che è meglio rimane oscuro!>> A che genere di uomini appartengo? A quello di chi prova piacere nell’essere confutato, se dice cosa non vera, e nel confutare, se qualcuno non dice il vero, e che, senza dubbio, accetta d’esser confutato con un piacere non minore di quello che prova confutando. Infatti, io ritengo che l’esser confutati sia un bene maggiore, nel senso che è meglio essere liberati dal male più grande piuttosto che liberarne altri. Niente, difatti, è per l’uomo un male tanto grande quanto una falsa opinione sulle questioni di cui ora stiamo discutendo. Se dunque anche tu sostieni di essere un uomo di questo genere, discutiamo pure; altrimenti, se credi sia meglio smettere, lasciamo perdere e chiudiamo il discorso! Ma quando impariamo a non ascoltarli!