Mamma Natuzza nei racconti di Anna Rita Mattei, la figlia spirituale da Terracina

Mamma Natuzza l’umile serva del Signore  è al fianco del Padre e della “sua” Madonna che ha tanto amato e servito, lasciando, in migliaia e migliaia, sparsi nel mondo, orfani del suo amore materno senza fine e senza misura e sempre gratuito e solo ripagato da una semplice preghiera. Quegli stessi orfani raccolti in cenacoli, lievitati a dismisura in questi anni, non hanno abbandonato Natuzza. Sono i suoi figli spirituali che hanno cominciato ad avere bisogno di lei già dal 1940, quando ancora giovanissima, durante la Cresima, le apparve sul vestitino una croce di sangue. È da qui che è iniziata la sua Passione e la sua felicità durata sessant’anni. In tutti questi anni Mamma Natuzza ha sofferto e sanguinato, durante la Settimana Santa sin dal mercoledì santo. La donna, che parlava con gli angeli, con i morti ed aveva il dono della bilocazione, viveva puntualmente ogni anno il dramma della passione di Cristo: sul suo corpo comparivano tutti i segni della sofferenza di Gesù durante la crocefissione e la flagellazione, e al contempo riviveva, ormai da quando aveva appena 10 anni, il fenomeno delle stimmate che durante il periodo quaresimale le si riaprivano. Ma il venerdì santo era qualcosa di straordinario, inspiegabile, era il giorno delle terribili sofferenze che affliggevano atrocemente il corpo ma non l’anima di Natuzza, dalle 11 alle 14.30, il tempo in cui si è compiuto il sacrificio estremo di Cristo: dal Calvario alla Croce. Erano tre ore e mezza che vedevano la penitente Natuzza Evolo cadere come in uno stato di catalessi; i battiti del suo cuore (hanno scritto molti medici) diventavano impercettibili, aveva sudorazioni ematiche ed il suo corpo veniva squassato da atroci dolori. Questo evento, qualche anno fa, addirittura è stato ripreso in diretta da una televisione nazionale. E parlava con gli angeli ed i morti e alle migliaia di persone che le hanno chiesto aiuto e conforto ha sempre dato segni tangibili del suo straordinario dono. Segni che non sono morti con lei e sicuramente non moriranno come lei stessa ci ha assicurato nel testamento spirituale dell’11 febbraio del 1998: “Rinnovo il mio amore per tutti. Vi assicuro che non abbandono nessuno. Voglio a tutti bene. E anche quando sarò dall’altra parte, continuerò ad amarvi e a pregare per voi. Vi auguro che siate felici, così come sono io adesso con Gesù e la Madonna”. E sono tanti, tantissimi, i suoi figli spirituali, che ogni giorno sentono il bisogno di testimoniare l’esperienza vissuta con l’incontro con Natuzza. Sono tante le testimonianze raccolte in questi anni, tante raccolte nel lavoro editoriale di Luciano Regolo, (Natuzza Evolo – il miracolo di una vita, Mondatori 2010)  tante tenute nel cassetto del cuore e tante raccontate anche attraverso singole pubblicazioni. Una di queste è “Natuzza – Il Cielo sulla Terra” della figlia spirituale Anna Rita Mattei da Terracina (LT), edita, lo scorso ottobre 2012, da Alefh di Montespertoli (FI). Un libro che ha avuto il prestigio di essere insignito della Menzione d’Onore al Premio Metauros 2013 di Gioia Tauro e che il Mariologo Filippo Marino ha così motivato. “Sono vivamente riconoscente all’autrice di questo libro che ha il pregio di farmi gustare il parallelo, direi meglio l’assonanza, tra la veggente Natuzza e l’Angelo Santo, anzi il saliscendi degli angeli che in una aggiornata “scala di Giacobbe” indirizzano i fedeli a gustare  vedere “quanto è buono il Signore”. Sì, perché ognuno di noi, sia esso cristiano credente o praticante, sia esso non fedele e senza Dio, abbisogna di un “Angelo santo” negli itinerari della vita, nel bosco della storia, nella fluenza dei tempi, nei cammini della speranza, nelle strade del benessere, nei mari della gioia: sì noi abbiamo bisogno di Dio e abbiamo bisogno degli angeli che ci fanno vedere il Cielo sulla Terra. Ecco la “via stretta” attraverso cui Natuzza Evolo guarda la croce e dà a tutti noi una testimonianza verace di come si vive l’universalità della fede.” Perché un libro di tal maniera? Ce lo spiega la stessa Anna Rita per la quale “ciò che si scopre durante il cammino di fede, non dobbiamo tenerlo per noi, ma annunciarlo, gridarlo e testimoniarlo nonostante il rifiuto e la resistenza da parte di molti”. Non è un libro autobiografico nel senso stretto del termine, non un saggio di spiritualità in quanto teologia, piuttosto, come scrive in presentazione don Giovanni Cananzi Padre spirituale della Mattei, “una sorta di diario intimo e personale in cui l’autrice racconta e condivide con chi legge la sua esperienza umana e spirituale, alla ricerca del senso profondo del suo vissuto”. E non solo. È una ricerca come “scoperta della fede, come cifra interpretativa della realtà, del proprio vissuto e di tutti gli accadimenti quotidiani di cui ogni vita è costellata”. È un libro – testimonianza che la Mattei  dona, scrive ancora don Cananzi, per spingere “il lettore a guardarsi dentro e scoprire, anche nella propria vita, quel tesoro che ha già dentro e che magari è rimasto sepolto dalla polvere della superficialità e dalla pigrizia, tipica dell’uomo contemporaneo.” Siamo davanti, insomma, ad un testo non letterario, e come può esserlo se dettato dal cuore sofferente e gaio di una persona che seppur acculturata e musicologa è semplicissima, ma davanti ad un racconto appassionato e scritto con linearità e fluidità disarmante che ci coinvolge, ci attrae. Un testo, certamente, dettato, ispirato dalla Mamma di Paravati che guida la propria figlia e tutti noi “con la sua dolcezza e le sue materne premure, prendendo[ci] per mano nei momenti difficili”. “Tutto il libro – ci ricorda ancora don Cananzi – diventa una testimonianza della presenza e dell’opera di quella persona straordinaria che è stata Mamma Natuzza”. E soprattutto, nel libro di Anna Rita, tutte le anime che hanno conosciuto la “mistica”, rivedranno “la storia del proprio incontro con Natuzza”, e anche chi non ha avuto il privilegio di conoscerla in vita ma soltanto quel 1 novembre 2009 avvolta nella bara, come chi scrive questa nota. Amara consolazione ma pur privilegio donatogli. Sono pagine, queste della figlia spirituale di Terracina, di alta liricità, pagine – poesia che, pur tra cedimenti e lacrime, tra sogni trafitti e delusioni, si fanno richiesta d’amore e al tempo stesso di preghiera. I suoi racconti, come i suoi versi, sono ricchi di passione, di tenerezze e di abbandoni in Cristo; scritti toccanti e drammatici e pur pervasi di gioia che ricordano le ferite della nostra Storia. Eppur si può guarire, è possibile guarire se – ci ricorda Anna Rita – accogliamo “ Gesù [che] si presenta  nella tempesta, nel vento implacabile e il seme che getta deve radicarsi, morire, diventare pianta e poi albero dalle ampie fronde”. Al postutto mi piace ricordare che la bontà del lavoro editoriale di Anna Rita Mattei sta anche nel suo scopo che è quello di devolvere il ricavato dell’acquisto alla Fondazione “Cuore Immacolato di Maria, rifugio delle anime” di Paravati. “ È il grande desiderio della Madonna e di Natuzza”.