L’Italia nel caos della diciassettesima Legislatura, ma non è detto

Con il passare dei giorni comincia a scricchiolare il decisionismo del M5S sul no ad un Governo Bersani. La troppa abbondanza potrebbe anche determinare qualche indigestione se non è ben gestita. Il dopo voto del 24/25 febbraio ha premiato a dismisura il Movimento Cinque Stelle. Primo partito alla Camera, terzo al Senato. Otto milioni di elettori hanno preferito votare M5S. L’effetto Grillo obbliga a chi sarà incaricato di formare il Governo di cercare alleanze al Senato per ottenere la fiducia. Tale compito dovrebbe essere conferito dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a Pier Luigi Bersani segretario e candidato leader del Pd che alla Camera gode della maggioranza assoluta dei Deputati. Beppe Grillo continua a dichiarare: “Il M5S non darà la fiducia a nessun Governo e stiamo già pensando alle prossime elezioni che ci saranno fra meno di un anno. In quell’occasione manderemo definitivamente a casa gli attuali partiti perché il Movimento conquisterà il 100% dei Parlamentari”. Il classico conto senza l’oste. Se il Presidente Napolitano riuscirà a mettere assieme un Governo che, a differenza dei precedenti, riesca a cambiare la legge elettorale e fare quelle riforme fino ad ora non fatte, la durata della Legislatura durerebbe più di un anno. Un’ipotesi diversa da quella prospettata da Grillo. Se ciò si verificasse, di sicuro si aprirebbe una serie discussione tra i componenti del M5S a proposito del mancato obiettivo che si erano prefissato di raggiungere a breve: rivoltare il parlamento come un calzino. Le strategie, per consumersi al meglio, necessitano di “calma e tempo”. Lottare in contemporanea contro tutti occorrono troppe energie ed alla lunga si finirebbe con lo sfiancarsi. Un vero stratega politico che si propone di annientare la politica fino ad ora messa in essere dai partiti tradizionali, inizierebbe con il renderne innocuo un primo. Facendo nascere il Governo del Pd, a guida Bersani, che ha ottenuto il maggiore numero dei Parlamentari, renderebbe inoffensivo il Pdl. Togliere al partito di Berlusconi l’acqua del potere politico significherebbe metterlo completamente fuori gioco, indipendentemente dal scilipotismo. Successivamente, nel corso della Legislatura obbligare il Governo a mettere in essere quei punti annunciati durante la campagna elettorale. Questa volta, grazie al M5S, sarebbe veramente la volta buona per l’eliminazione del finanziamento ai partiti; la riduzione del numero dei parlamentari e del loro stipendio; la questione morale; l’abolizione delle province; l’eliminazione del canone Tv e tutti gli altri punti enunciati in campagna elettorale. Irrigidirsi di fronte alla possibilità di far nascere il Governo, anteponendo come attenuante un ulteriore successo alle prossime elezioni, potrebbe verificarsi anche l’effetto boomerang. La pazienza elettorale dei cittadini ha un limite anche nei confronti di chi si è proposto come il nuovo che vuole cambiare l’Italia se questo cambiamento sarà rinviato a data da stabilirsi.