Crotone, la Marco Polo per la tutela dei diritti del cittadino straniero

 Riceviamo e pubblichiamo. Con una nota a firma di Rosario Villirillo, l’Associazione  Marco Polo di Crotone , “esprime condanna avverso una classe politica insensibile ed indifferente a fronte di tanta ingiustizia che, quotidianamente, il mondo dell’immigrazione, subisce da una legislazione iniqua per l’immigrazione con la legge (Bossi/Fini) un fiore all’occhiello … per il nostro Paese. Prendere atto, com’è ovvio, della tragedia del diciannovenne ivoriano che il 14 febbraio scorso ha tentato il suicidio per fuoco e che ora è ricoverato in un ospedale romano in condizioni assai critiche. Al suo gesto spettacolare, “il momento di paura dei passeggeri”. A questo non aveva pensato, il giovane ivoriano. Non si era soffermato a riflettere che il suo “folle gesto” né aveva presagito che già il giorno dopo sarebbe scomparso dalle homepage dei maggiori quotidiani italiani. Chissà se il gesto autodistruttivo del giovane ivoriano aprirà qualche minuscola breccia nella “razionalità” del sistema. Chissà se produrrà un sia pur lieve turbamento nei politicanti, di centrosinistra e centrodestra: impegnati in una competizione di potere feroce quanto mediocre. Prendere atto, della tragedia di Cosenza, dove hanno perso la vita tre cittadini immigrati che, costretti dalla necessità del vivere in un vecchio rudere abbandonato tra l’indifferenza in generale. Come è da non dimenticare, gli stranieri deceduti a Rocca di Neto, a Crotone ed ultimamente, il tentato suicidio del giovane richiedente asilo “ricoverato” nel Centro di accoglienza di S. Anna di isola Capo Rizzuto . Queste tragedie umane, inducono a riflettere che, in Italia, il cittadino immigrato, non vive da essere umano ma da essere inferiore e, ovvero il più delle volte, come un soggetto valido per essere sfruttato, ossia “l’uomo da schiavo e la donna per eventuali bisogni corporali”. Non è un caso che, la dichiarazioni di “Christopher Hein, direttore del Cir “ il Consiglio italiano per i rifugiati, ha denunciato con forza le tante “ tragedie umane sia in terra che in mare aperto”. Provocate, peraltro, dall’indifferenza generale, dalla mancata applicazione del “Regolamento Dublino” che, se pur istituito il 18 febbraio 2003, dopo 10 anni, nulla di particolare da segnalare, anzi, ne sancisce il fallimento del sistema europeo di protezione, sia nei confronti degli Stati membri che dei rifugiati”. Difatti, le cui famiglie sono separate, le persone vengono lasciate senza mezzi di sostentamento o detenute e, a dispetto dell’obiettivo del Regolamento, l’accesso alla procedura d’asilo non è sempre garantito. Come anche si chiede: l’abrogazione della Bossi-Fini, la chiusura dei Cie, una “nuova legislazione in materia di immigrazione”, gli sgomberi forzati e la segregazione dei rom, il smantellare il sistema dei “campi” in favore di soluzioni abitative dignitose, una legge per il diritto d’asilo”