Udine, truffa su finanziamenti pubblici scoperta da Gdf

Nell’ambito di indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Udine su delega della Procura della Repubblica alla sede, sono state individuate condotte truffaldine poste in essere da parte di sei soggetti a danno della Regione Friuli Venezia Giulia, della Provincia e della Camera di Commercio di Udine. Le indagini condotte dal Nucleo di Polizia Tributaria Udinese hanno, in particolare, consentito di ricostruire come i soggetti indagati: –   richiedevano sistematicamente finanziamenti e sovvenzioni per attività imprenditoriali (erogati dai citati enti pubblici) connessi a progettualità attinenti lo sviluppo e il benessere economico dell’area geografica di riferimento (sviluppo precompetitivo per la realizzazione di innovativi applicativi informatici, accesso e potenziamento del commercio elettronico e avvio di nuove attività imprenditoriali); –   fraudolentemente incrementavano i costi e gli oneri giustificanti tali finanziamenti utilizzando documentazione fittizia o di comodo (tra i quali anche preventivi di alcuni docenti universitari ignari della truffa) facendosi quindi approvare dagli enti erogatori degli “anticipi” sui progetti che venivano poi radicalmente modificati malgrado l’ente pubblico avesse già erogato parte dei finanziamenti; –   dirottavano poi le disponibilità così ottenute per diverse finalità, anche personali (quali ad esempio, il pagamento di mutui privati); Alcune di tali progettualità imprenditoriali utilizzavano denaro pubblico destinato alla creazione ed implementazione di innovativi “software informatici”. Già in sede di perquisizioni effettuate nel corso del 2012 erano balzate agli occhi degli investigatori delle Fiamme Gialle le scarse o quasi nulle competenze informatiche degli indagati, confermate successivamente dalle perizie tecniche disposte sui programmi finanziati. Si pensi che l’oggetto di una fattura di spesa  di 50.000 mila euro rimborsata dalla Regione era costituito da un CD ROM che, sequestrato, è risultato contenere un programma freeware, liberamente scaricabile dalla rete internet. Anche gli accertamenti bancari hanno confermato l’assoluta falsità delle cessioni di beni e prestazioni che gli indagati formalizzavano solo cartolarmente in quanto il correspettivo pagato all’impresa compiacente veniva contestualmente restituito attraverso l’esecuzione di bonifici di pari importo nell’arco di una manciata di minuti o ancor più semplicemente compensato contabilmente con controprestazioni di servizi, in realtà anch’essi inesistenti.   Nei casi più eclatanti a fronte di contributi ricevuti per 180.000 euro con spese rendicontate alla Regione per 600.000 euro, dagli accertamenti sono emersi costi realmente documentati relativi a solo 5.000 euro di bollette telefoniche. Le indagini, durate circa un anno, hanno consentito non solo di scoprire gli illeciti già commessi pari a 360 mila Euro, ma di “bloccare” l’erogazione di ulteriori 280 mila Euro richiesti agli stessi enti pubblici, che volevano anche attingere a risorse della Comunità Europea. A tre dei soggetti indagati, in aggiunta alla fattispecie di truffa l’Autorità Giudiziaria ha contestato anche il reato di associazione a delinquere stante il contesto di sistematicità, anche temporale, delle condotte criminose individuate. Nei confronti dei predetti il Giudice per le Indagini Preliminari di Udine ha emesso tre provvedimenti interdittivi ex art. 290 c.p.p. attinenti al divieto di: –   condurre attività di impresa; –   contrattare con la pubblica amministrazione; –   richiedere ed ottenere agevolazioni, finanziamenti, contributi e sussidi nonché di fatturare a terzi che richiedano agevolazioni e finanziamenti pubblici. La medesima Autorità Giudiziaria ha altresì emesso un provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca per equivalente di 347 mila Euro, nei confronti di beni di proprietà degli indagati, già eseguito dalla Guardia di Finanza di Udine. L’operazione s’inserisce nel quadro delle azioni condotte dalla Guardia di Finanza per la tutela della spesa pubblica, missione di fondamentale importanza per evitare che preziose risorse dello Stato finiscano nella tasche di imprenditori disonesti, che violano la leale concorrenza a danno delle altre aziende operanti nel mercato.