La soia scompare dalla Bergamasca

Soia, coltura in probabile via di estinzione nella provincia. Continua l’approfondimento di Abia-Confai sulle tendenze per le prossime semine primaverili in Bergamasca: l’associazione provinciale, che opera sia come sindacato agricolo che come organizzazione di rappresentanza delle imprese agromeccaniche, può infatti contare su una posizione privilegiata di monitoraggio, grazie alle prenotazioni per la semina che gli agricoltori stanno facendo in questi giorni presso i propri contoterzisti agrari di fiducia.

“Il mais è da sempre la coltura prevalente nella nostra provincia – dichiara il presidente Leonardo Bolis –, ma nel panorama delle prossime semine la soia, la cui coltivazione negli anni scorsi si era già peraltro molto contratta, potrebbe addirittura scomparire del tutto dal territorio bergamasco”.

Quali le ragioni di questo probabile abbandono? “Benché le quotazioni del prodotto siano per ora ancora buone – spiega Bolis -, gli addetti ai lavori hanno già sentore di un prossimo calo dei prezzi sui mercati internazionali a causa delle produzioni abbondanti che si sono registrate nell’emisfero sud, dove in questo momento è estate. Questo dovrebbe quindi bastare a sconsigliare di investire di qui a poco su una soia di primo raccolto”.

Agricoltori sempre più attenti, dunque, all’andamento delle borse agricole internazionali, ma anche alle specificità del nostro territorio.

“Se per la soia di primo raccolto il capitolo può già considerarsi chiuso – precisa Enzo Cattaneo, direttore di Abia-Confai –, diverso potrebbe essere il discorso per la soia di secondo raccolto, ovvero seminata più in là nel tempo, verso maggio, ad esempio dopo una coltura erbacea. Alcuni dei nostri agricoltori potrebbero infatti propendere per questa scelta, atteso che la soia resta comunque una coltura adatta alle caratteristiche di molti terreni della nostra provincia, soprattutto se assistiti da una certa disponibilità irrigua, benché la soia presenti esigenze certamente inferiori in termini di acqua rispetto al mais”.

La tecnica agronomica del secondo raccolto, infine, consente anche di essere associata alla cosiddetta semina su sodo. “Quest’ultima – conclude Cattaneo – è una pratica colturale basata su una lavorazione minima dei terreni che consente di ridurre considerevolmente il consumo di gasolio, contenendo i costi di produzione e, al tempo stesso, la dispersione di CO2 nell’ambiente”.