Riflessioni sulla Giornata della Memoria

Riceviamo e pubblichiamo Il 27 gennaio 2013, si celebra per il tredicesimo anno consecutivo, il “Giorno della Memoria”. Istituito in Italia, con legge 20 luglio 2000, n. 211, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 177 del 31 luglio 2000, nella quale si legge: “Istituzione del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti ed è lontana dall’essere, dunque, una data come tante, simbolo, purtroppo di uno dei momenti più drammatici dell’intera storia dell’umanità”. Perché, proprio il 27 gennaio? Lo spiega il 1° articolo della legge, che così recita: «La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.» Il 1° novembre 2005 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, riunita a New York, ha aderito alla celebrazione della ricorrenza chiedendo agli Stati membri di “mettere a punto programmi educativi per scolpire nelle memorie delle generazioni future gli insegnamenti dell’Olocausto e la Shoah, per aiutare a prevenire gli atti di genocidio”. Per non dimenticare la Shoah, nel 68 anniversario dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, ove i nazisti iniziarono a evacuare quello che per un lustro era stato il teatro degli orrori, il simbolo di milioni di vite spezzate: ”Il campo di sterminio di Auschwitz”. Le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, entrarono nel tristemente famoso campo di concentramento di” Auschwitz”, rivelando al mondo, per la prima volta, l’orrore del genocidio nazista. Il bilancio della Shoah è stato massacrante:6 milioni soltanto di ebrei senza contare zingari omosessuali e persone nate con handicap e tra tutti questi 1 milione e mezzo furono uccisi ad Auschwitz. “ Arbeit macht frei” è la frase che campeggia davanti al campo che svolse un ruolo fondamentale nella ”soluzione finale del problema ebraico” e che fu reso operativo nel 1940. Secondo uno degli ultimi studi, circa 438.000 ebrei uccisi ad Auschwitz – Birkenau venivano dall’Ungheria, 300.000 dalla Polonia, 69.000 dalla Francia, 60.000 dall’Olanda, 55.00 dalla Grecia, 46.000 da Boemia e Moravia, 27.000 dalla Slovacchia, 25.000 dal Belgio, 23.000 dalla Germania, 10.000 dalla Croazia, 6.000 dall’Italia, 6.000 dalla Bielorussia, 1.600 dall’Austria, 700 dalla Norvegia. Fu l’Europa unita nelle camere a gas. Per questo è giusto ricordare Auschwitz quando parliamo dell’Europa positiva che stiamo costruendo oggi. E ciascuno di questi numeri è composto da tante identità umane: nomi, cognomi, età, idee, sentimenti, speranze, giochi, letture. Dove il complicato calcolo delle vittime della Shoah porta all’imponente cifra di sei milioni, corrispondente a due terzi dell’ebraismo europeo negli anni Trenta. L’Olocausto in Italia: Il censimento del 1938 risultavano presenti in Italia più di 47.000 ebrei italiani, poco più dello 0,1% della popolazione cha raggiungeva i 45 milioni, oltre a 10.000 ebrei di nazionalità straniera. Le leggi razziali introdotte a partire dal 1938 hanno costretto molti ebrei a lasciare il paese volontariamente (almeno seimila emigrarono), altri sono stati deportati in campi di concentramento in Italia e all’estero (oltre 6.000). Nel volgere di poche settimane persero l’impiego circa 200 insegnanti, 400 dipendenti pubblici, 500 dipendenti privati, 150 militari e 2.500 professionisti, inoltre 200 studenti universitari, 1000 delle scuole secondarie e 4.400 delle elementari furono costretti a lasciare lo studio. Alla caduta del fascismo gli ebrei rimasti in Italia erano 37.000 e 7.000 gli ebrei stranieri. Il bilancio delle sole persecuzioni razziali è stato pesante: 7.579 sono stati gli ebrei identificati e arrestati, di cui 6.806 deportati nei campi di sterminio, dai quali ne sono ritornati soltanto 837; 1) Arrestati e deportati 6806 di cui: Morti 5.969 Sopravvissuti: 837; 2) Arrestati e morti in Italia 322; 3) Arrestati e scampati in Italia 451 * Totale identificati 7.579 * di essi 42 non furono in realtà arrestati: si suicidarono o furono uccisi mentre sfuggivano all’arresto o morirono per gravi disagi o privazioni numero indicativo. Non è possibile al momento elaborare tabelle complete. Si tratta di evasi, liberati o altri casi. Fonte CDEC. La Giornata della Memoria, “È una esperienza culturale importante che da un punto di vista storico sia molto importante far conoscere, per ricordare la Shoah”, ai giovani, ma non solo a loro, gli aspetti meno noti ma non meno significativi di quel lungo, lucido, disegno di distruzione degli ebrei in Europa, cominciato con le leggi razziali, l’isolamento, l’espropriazione, proseguito con i ghetti, le fucilazioni di massa nell’est europeo fino ai campi di sterminio e, ancora dopo, con le marce della morte. Un processo di cui è noto, spesso, solo l’esito più clamoroso, ovvero le camere a gas, ma che va invece testimoniato e tramandato nella sua spietata interezza. Come è giusto ricordare quelle personalità del mondo ebraico che parteciparono con coraggio alla Resistenza europea e italiana, accanto ad altri uomini valorosi. Per non dimenticare nella “Giornata della memoria”, la ramificazione dei pregiudizi e del razzismo, nemici ostativi, per realizzare una pacifica convivenza tra etnie, culture e religioni differenti; per creare, infine, attraverso la valorizzazione delle diversità, una società realmente interculturale. Facendo emergere le pericolose insidie del silenzio di fronte all’oppressione, il ricordo della Shoah permette anche la maturazione nei giovani di un’etica della responsabilità individuale e collettiva.   Rosario Villirillo Presidente Associazione “Marco Polo” di Crotone