Dipendenza da gioco, una sentenza cancella i debiti di un quarantenne che si è rovinato la vita col gioco

Il gioco gli aveva rovinato la vita. Il giudice gliel’ha restituita. Stiamo parlando di un quarantenne di Ameglia, della lunga serie di cambiali firmate per pagare scommesse e debiti di gioco e della sentenza che le ha annullate. La serenità ritrovata, per il 40enne dedito al gioco, è scritta nero su bianco su una sentenza pronunciata dal tribunale della Spezia: l’uomo non dovrà pagare il debito di 40mila euro che aveva accumulato in un breve- e nero- periodo della sua vita. Un periodo che ha visto il 40enne arrivare a scommettere anche 500 euro al giorno, ad indebitarsi con gli amici, ad accettare di giocare a debito in cambio della firma su vaglia cambiari e assegni. La malattia del gioco si stava manifestando, quindi, nella sua forma più classica: un uomo qualunque che dilapida il suo patrimonio, si rovina la vita e vede la moglie andarsene via con i figli. Poi, fortunatamente, è arrivata la svolta: il ricovero in una struttura terapeutica specializzata e l’inizio di una lunga battaglia giudiziaria. Il giudice di primo grado ha annullato il debito, ritendendo l’uomo incapace di intendere e di volere mentre firmava le cambiali. Per il 40enne, però, nonostante la sentenza positiva in primo grado, la battaglia non è finita: la Corte di Appello di Genova ha impugnato la sentenza e su di lui pende un altro procedimento giudiziario presso il tribunale di Carrara, dove un’agenzia rivendica un credito risalente sempre allo stesso periodo.