Si potrebbe vivere diversamente

La Calabria è una terra bellissima allo stesso tempo “ selvaggia ”, dalle forti attrazioni, una terra in cui i luoghi hanno anima propria e l’anima ha tante umanità diverse. Se venite in Calabria scoprirete il suo vero significato, le sue contraddizioni, le sue diverse attrazioni: le montagne vestite d’autunno o d’inverno, di primavera e d’estate; e il mare d’aprile e di maggio fino al mutevole autunno. Vi sentirete attratti dai suoi luoghi dell’anima, dai colori e poi dai tramonti quando il sole in rapida picchiata si tuffa in mare davanti ai dirupi, ai canaloni e agli antichi terrazzamenti, grotte, cale, tutte disegnate dal mare. Ma questa terra ha i suoi nemici storici che sono i suoi amministratori con i loro personali interessi in tutti quei comparti  dove si possa trarre profitto. Reggio Calabria sarebbe dovuta essere il “fiore all’occhiello” della Regione Calabria, la Città dello Stretto, il più bel kilometro d’Italia. Ed invece questa città pur rimanendo bella, non può esserlo principalmente a causa della cattiva educazione e dell’inciviltà della sua gente e non solo, ma anche a causa delle moltissime “lacune” degli amministratori. Che io ricordi solamente un Sindaco ha amato veramente questa città, Italo Falcomatà; durante la sua gestione la città era linda e graziosa, qualcuno allora l’aveva anche definita: una bomboniera! Ora invece sembra tutto tranne che una città ben tenuta. Viaggiare per le sue strade oltre che ad una massiccia dose di pazienza e di grosse fette di patata davanti agli occhi, ci vuole molta destrezza per destreggiarsi tra le giungle delle doppie file di auto parcheggiate, le buche provocate dal cedimento del manto stradale o dagli interventi dell’uomo che poi non risana. Altro problema è il camminare sui marciapiedi tutti da rifare, sono dissestati e con lunghi tratti di mancanza di piastre, presenti molti rifiuti tombini occlusi da terra e rifiuti che si trovano anche fuori dai cassonetti perché il cittadino se vede questi pieni fino all’orlo e oltre, non si limita a cercarne altri o di rimandare il deposito, ma li getta a terra alimentando così la notevole popolazione di topi grossi e veloci come lepri. La cattiva amministrazione della città e la maleducazione dei cittadini si possono notare passeggiando in qualunque parte della città; forse questo stato di cose potrebbe cambiare se si cominciasse a ragionare diversamente, se si cominciasse invece a collaborare con le amministrazioni evitando di accumulare rifiuti fuori dai cassonetti ( vecchi e bruciati, scassati e sporchi, lerci tanto da fare schifo solamente ad avvicinarsi), evitando di depositare frigoriferi e cucine, mobilio rotto e quant’altro d’ingrombante lungo i marciapiedi e depositarlo nelle piazzuole a deposito. Evitare la sosta selvaggia in doppia fila o la micidiale sosta dell’automobilista che incontrando qualche conoscendo si ferma a parlare come nulla fosse lasciandosi dietro una lunga coda di automobilisti che superato il “ secondo” di sosta cominciano a dare di clacson scatenando così una grandissima caciara. Queste cose certo messe assieme non sono un buon biglietto da visita per lo straniero o di quel cittadino che come me conosce altre realtà molto diverse da questa città. Reggio “ l’incompiuta “ così io moltissimo tempo fa in un mio editoriale ebbi modo di definirla, sono trascorsi da quello circa 20 anni e ancora oggi non è cambiato nulla, anzi è andato sempre più tutto peggiorando, l’unica differenza che ho potuto constatare con i miei occhi sono i ratti, o topi, o sorci, che sono aumentati di densità e di peso e sono diventati molto più scaltri tanto da mettere paura alla popolazione di gatti selvaggi che se ne guardano bene d’incontrarli sulla loro strada. Che dire di più? Cose sulle quali mettere mani ce ne sarebbero tantissime ma noi potremmo iniziare con l’evitare di gettare a terra la qualsiasi cosa e di avere più rispetto per questa bellissima città per poterla consegnare alle prossime generazioni ancora più bella, magari cominciare proprio dalle nuove generazioni ad insegnar loro tutte quelle cose che noi da ottusi adulti non abbiamo voluto o non siamo riusciti ad imparare.