Amarsi per amare di Domenico Nardo – Nell’Anno della Fede una poesia per esprimere il bisogno di Dio

       Sono in tanti, ormai, a conoscere Claudia Koll l’umile protagonista di un cammino “per gridare agli altri la sua vicinanza a Dio”, un cammino, dovunque la ‘mandi’ il Signore, per testimoniare quanto è importante “aprire il cuore al Signore e avvicinarsi all’Eucarestia”, un cammino che lei stessa ripercorre con serenità tutte le volte davanti a stupite assemblee di fedeli. Un cammino che non disdegna, insomma, di raccontare un po’ dappertutto come novello apostolo. Nel peregrinare parla del suo cambiamento, del modus vivendi dicendo che il tutto parte dall’infanzia e poi interrotto dopo la cresima ed ancora dello smarrimento permessole dal Signore come la stessa sostiene. “Oggi però comprendo che Dio permette lo smarrimento e il male perché da esso può nascere un grande bene. Ogni ‘figliol prodigo’ diventa testimone dell’Amore e della grande misericordia di Dio.” Ricorda così. “Ho incontrato il Signore in un momento drammatico della mia vita, in cui nessun uomo avrebbe potuto aiutarmi, solo il Signore, che scruta negli abissi del cuore, poteva farlo. Ho gridato e Lui mi ha risposto; ha sanato alcune ferite e ha perdonato molti miei peccati, mi ha rinnovata. Ho scoperto un Dio che è amore e misericordia”. Come è entrata al servizio della Vigna del Signore? “In un primo tempo – scrive l’ex attrice – ho cercato Gesù nei sofferenti, nel volontariato, negli ospedali, nei malati di Aids, mi sono confrontata con grandi ingiustizie, con la fame, e la povertà. In Africa  ho visto il volto di Gesù bambino che ha scelto di essere povero fra i poveri; vedevo tanti bambini sorridenti ma vestiti di stracci e mancanti di tutto, persino di un bicchiere d’acqua, non dico per bere, ma per lavarsi una ferita, e abbracciandoli e baciandoli pensavo a Gesù bambino, vedevo in loro tanti Gesù bambini”. Ecco, qui “Dio mi ha aperto il cuore all’amore”. Ed ancora, “il Signore, che mi ha salvata, mi ha condotto per strade sconosciute”. E  galeotto fu l’incontro, nel 2004, tra Claudia Koll e Domenico Nardo, giovane avvocato di Sorianello (VV), in occasione dell’annuale assemblea del Movimento del Rinnovamento nello Spirito a Rimini. È qui che Nardo avverte “una pace innaturale, sensazioni dolcissime”. Insomma, attorno al giovane professionista “tutto acquistò, improvvisamente, una dimensione diversa, il velo che avevo davanti agli occhi era caduto, squarciato…in un istante”. Ed ancora “tutto acquista una dimensione e un sapore particolare, perché nella vita può accadere…anzi accade che un Amico speciale, solo per Amore, ti regala un raggio di Sole”. Da questa incredibile esperienza nasce “Un raggio di sole”, l’opera prima edita nel 2010, una silloge di poesie di Domenico Nardo per i tipi dell’Adhoc Edizioni di Vibo Valentia. Una raccolta di trentatre liriche accompagnate da un intercalare didattico fatto di pertinenti brani biblici ed evangelici. Poesia che “è grazia, è preghiera, è lode a Dio, datore dei Lumi, è esperienza di vita vissuta” come scrive Mons. Giuseppe Fiorillo in presentazione. È una poesia che fa bene al cuore di chi la legge e l’assapora perché, scrive ancora Mons. Fiorillo, “questa nostra civiltà, divorata dal consumismo, lacerata dall’egoismo, frastornata da mille luci della ribalta, ha bisogno di certezze”. E poi, il poetare del giovane vibonese, è, per dirla con le parole di Mons. Luigi Renzo, Vescovo di Mileto, “un momento di incontro con noi stessi”. E, meravigliosa coincidenza, nell’Anno della Fede Nardo ci regala la sua seconda creatura letteraria “Amarsi per amare”  (2012 stesso Editore). Anche questa è preziosa raccolta di ben quaranta liriche ed intercalate anche queste da brevi riflessioni di saggezza e brani evangelici che indicano come la Fede porta i giovani a coltivare la speranza, a coltivare l’amore contro ogni egoismo, a coltivare ideali alti e nobili, in alternativa al dilagante materialismo. La Fede che porta a costruire un futuro secondo il disegno di Dio. “Amarsi per amare”, scrive Mons. Fiorillo, in prefazione, “è provocazione [che] Domenico Nardo la offre a quanti hanno un approccio con la sua poesia, non puro esercizio letterario, ma strumento per elevare il livello della coscienza delle persone, soprattutto dei giovani”. E Nardo, che è anche docente, indirizza la sua poesia ai giovani per “suggerire loro – scrive ancora Mons. Fiorillo – una strada diversa da quella indicata dai mass media, con la suggestiva e subdola potenza di luci e di suoni”.  “Amare per amarsi” perché, scrive Maria Cecilia Tagliabue in presentazione al libro, “l’amore è una meravigliosa catena che non imprigiona ma trasmette: chi lo riceve impara ad amare se stesso e riversa questa emozione su ogni altro essere umano o vivente che incontra in quanto lo riconosce degno di amore esattamente come lui”. Il nobile obiettivo del percorso poetico di Nardo sta tutto nella lirica che dà il titolo alla raccolta. Leggiamola insieme. “Non abbiamo più speranza né certezza/ navighiamo nel buio.// Abbiamo occhi per vedere ma non sappiamo guardare/abbiamo orecchi per sentire ma non sappiamo ascoltare/abbiamo un cuore per amare ma non sappiamo amare.// Penso…// Perché in questo lamento/non proviamo a cambiare atteggiamento?// Non possiamo guardare se non impariamo a guardarci/non possiamo ascoltare se non impariamo ad ascoltarci/non possiamo amare se non impariamo ad amarci.// Gesù lo diceva: ‘ama il prossimo tuo come te stesso’.// Proviamo a cambiare la dimensione delle parole,/a capire davvero il Vangelo./Allora scopriamo che questo messaggio/è davvero bello: ama te stesso se vuoi amare il fratello.//Impariamo a capire che non nella complessità/ma nella semplicità, troviamo la verità.” E poi “…Un legame d’amore dura in eterno / ma ognuno ha un percorso in questo mondo. / Ha bisogno di spazio e di aria / per respirare e non soffocare. / Non preoccuparti, va pure per la tua strada, / il filo intrecciato non sarà mai spezzato”, scrive il poeta di Sorianello nella lirica “Io ci sarò”. Piace fermarmi qui per lasciare al lettore il gusto di assaporare, metabolizzare e cum-prendere la bellezza e la profondità di questa poesia. Una poesia mai banale o semplicistica, piuttosto dai suoi versi scaturisce il desiderio, il bisogno di Dio. Quella di Nardo è tutta una poesia in cui si può cogliere l’inebriante incanto dei molteplici elementi del paesaggio e l’armonia e la bellezza delle mille voci della natura, assieme ad un’accettazione cristiana del dolore, del male e della fine che, in realtà, dentro una coinvolgente limpidezza espressiva, riesce a tradurre l’interrogativo sulla banalità della realtà quotidiana in un religioso approdo di saggezza. È come se Nardo volesse dare ascolto al santo sacerdote don Francesco Mottola, fervido apostolo e fondatore delle Case della Carità di Tropea, il quale scriveva: “Troppa poesia?/ Chi vi ha detto che la poesia sia un male? /…Ogni poesia è visione del mondo attraverso / il proprio soggetto./ Senza il proprio soggetto è nulla la poesia:/ Poca praticità!/ Che brutta idea quando per praticità s’intende/ azione alla giornata senza un’anima ideale”.