Perugia, Imu una imposta sulla povertà per molte famiglie

“L’Imu genererà un ulteriore disastro sociale, questa era stata la nostra previsione e si è rivelata tutt’altro che campata in aria. L’Imu infatti, di cui sta per scadere il termine per il pagamento, non è sostenibile e non solo dalle famiglie, ma anche dalle imprese”. È quanto afferma l’assessore regionale alle Politiche abitative, Stefano Vinti. “È una mannaia che si abbatte sui ceti popolari e sulle attività produttive – aggiunge – è a tutti gli effetti una patrimoniale dei poveri. Tassare la prima casa e in maniera lineare la seconda, equivale, infatti, a tassare, in molti casi, l’unica certezza che si ha. L’incidenza maggiore si concentra proprio sui redditi più bassi, rischiando così di acuire il già grande disagio abitativo che pesa su un enorme numero di famiglie italiane”.

Anche in Umbria, “la situazione non è rassicurante. Il saldo dell’Imu rappresenterà per molte famiglie una vera e propria stangata: in alcuni casi si può arrivare al 150% di aumento dell’acconto già versato. Alcuni dati fanno riflettere. L’Imu sulla prima casa peserà in media 278 euro a famiglia, per le seconde si sale a 745 (dati Adoc). Ma chi tiene conto di quanti disoccupati, inoccupati o cassintegrati ci sono in queste famiglie? Ecco perché parlare di tassa sulla povertà non è affatto una esagerazione”.

“Per completare il quadro – prosegue l’assessore Vinti – va aggiunto il forte disagio espresso anche da un folto numero di commercianti, settore già in grande crisi nella nostra regione, e da piccole e medie imprese. Il passaggio dall’Ici all’Imu penalizza fortemente gli immobili destinati a negozi e botteghe. Il prelievo dell’Imu ammonta, infatti, a circa 1,8 miliardi, ossia 1.050 milioni in più rispetto ai 700 milioni della vecchia Ici. Mentre l’aumento medio della tassazione sugli immobili produttivi arriva al 95%. Un salasso”.

“Questi aumenti – rileva ancora l’assessore regionale – si scaricano in parte sulle piccole e medie imprese, quelle che sono proprietarie dell’immobile, ma avranno una ripercussione anche sugli immobili in locazione. Il rischio è che molti di questi soggetti non saranno in grado di sostenerla. Non è accettabile far gravare sugli immobili di imprese o destinati ad attività economiche e produttive una così pesante tassazione, considerandoli solo fonte di rendita finanziaria”.

Secondo Vinti, va sgombrato il campo “da inutili confusioni: l’Imu non è una patrimoniale, semmai il contrario. Va introdotta, invece, una ‘vera patrimoniale’ così come già esiste in molti altri Paesi europei, dove fornisce un gettito importante, senza essere messa in discussione neanche dai partiti più conservatori.  Un’imposta patrimoniale non produrrebbe ulteriori contrazioni dei consumi privati, e non avrebbe l’impatto recessivo che la stretta fiscale impone al Paese”.

“L’Imu – conclude Vinti – va abolita e sostituita con una tassa patrimoniale sulle grandi ricchezze. Tassando i grandi  patrimoni, dagli 800mila euro in su, si potrà ottenere un gettito di oltre 20 miliardi di euro, superiore a quello dell’Imu. Si avrebbero così diversi risultati positivi: l’abolizione di una misura ingiusta ed iniqua, introiti con cui sostenere un reddito sociale per i disoccupati e una riduzione delle tasse per lavoratori e pensionati”.