Primarie Pd, Pier Luigi Bersani il candidato del centrosinistra alle prossime elezioni politiche

Matteo Renzi, “finalmente ho fatto una cosa di sinistra: ho perso” La lunga maratona delle primarie Pd è terminata con il successo di Pier Luigi Bersani. Sarà lui, la prossima primavera, il candidato del centrosinistra. La legittimazione grazie al 61 % dei voti contro il 39% a favore di Renzi. Una bella manifestazione di democrazia che deve essere accreditata ai cinque candidati del primo turno (Puppato, Tabacci, Vendola, Renzi, Bersani) continuata nel secondo turno da parte degli sfidanti Bersani e Renzi, ma soprattutto grande merito al popolo del centrosinistra che può essere fiero per come ha risposto alla chiamata delle primarie. Un evento che ha contribuito a risvegliare il centrosinistra dal torpore in cui era ripiombato da alcuni anni. È stata una vera partita senza risparmiarsi qualche colpo basso nel corso della settimana che ha preceduto la “finale”. Il chiodo fisso dei comitati pro-Renzi è stato l’irregolarità nel determinare il numero dei votanti al secondo turno. Avrebbero voluto una partecipazione libera senza alcun vincolo. Il comitato dei garanti per le primarie ha spiegato il perché non poteva avvenire. Al netto di questo inutile appiglio che non fa onore a quanti avrebbero voluto cavalcare l’argomento “imbroglio”, è stata una bella sfida basata sui programmi. A giudicare dal risultato finale il popolo del centrosinistra ha preferito le argomentazioni di Bersani.     Matteo Renzi perde le primarie ma ne esce a testa alta. Il suo discorso da sconfitto ha evidenziato lo spessore di un futuro statista. In Italia c’è bisogno di gente come lui in politica per sostituire, a tempo debito, chi sta avanti. Se il Pd sta crescendo di continuo nei sondaggi in questi mesi il merito è anche del Sindaco di Firenze. Ha contribuito, non poco, a portare la politica fuori dalla stanza dei bottoni per consegnarla agli elettori affinché decidessero chi doveva essere il leader del centrosinistra da candidare alle elezioni politiche. Bersani non si è mai sottratto al confronto. Anzi, pur di far partecipare Renzi alle primarie ha chiesto di modificare lo statuto del partito. La macchina organizzativa del Pd ed il modo come si sono svolte le primarie, grazie ai tantissimi volontari, rappresentano, anche, una mazzata per il centrodestra ancora alla ricerca di una data per svolgerle, ammesso che li faranno essendo la coalizione del Pdl in caduta libera. Non solo il centrodestra, l’esempio del Pd a proposito delle primarie per la scelta del leader dovrebbe indurre anche il terzo polo (se ci sarà un terzo polo) che non può nascondersi dietro il primo Ministro Monti. Si metta in gioco Casini e Montezemolo e facciano legittimare dal loro popolo il leader da candidare alle prossime politiche. Al momento il Pd ha vinto il primo round nei confronti degli altri partiti. Ora dovrà dimostrare di sapere mantenere la stessa tensione nelle prossime consultazioni regionali del Lazio, Lombardia, Molise e, subito dopo a distanza di qualche mese, in quelle Nazionali. Qualche scaramuccia ci sarà ancora, rimarranno i comitati di Renzi dietro le quinte come soldatini disciplinati pronti a scendere in campo per sostenere Bersani alle prossime elezioni politiche? O rivendicheranno delle postazioni importanti in nome dei tanti voti che hanno preso in occasione delle primarie? Per Bersani potrebbe iniziare un’altra stagione di “tormento” e sarà quella più importante, fallirla significherebbe mettere a rischio tutto ciò che il Pd ha fatto fino ad ora. Altre insidie per Bersani potrebbero arrivare da quei settori che cercheranno, nelle prossime settimane, di smontare la sua leadership per rendergli accidentata la strada che porta al Governo.