Le donne sfruttate

Avete mai pensato ad esempio cosa si nasconde dietro il sorriso di una cassiera che vi chiede di quante buste avete bisogno, o vi chiede il vostro cap? Una busta paga che non arriva a 700 euro mensili dopo aver lavorato sei giorni su sette comprese tutte le domeniche del mese. La maggior parte di queste donne hanno una famiglia che farà pure una grande fatica a tirare avanti e in questi tempi di crisi loro si sono abituate e  accontentate anche di quei pochi soldi che portano a casa. Hanno un’alternativa?   NO! Negli spot  televisivi pure spiritosi di certe sigle note si descrive  un mondo accattivante e un ambiente simpatico dove le cassiere, le addette alla vendita, alla sicurezza, alle pulizie, quelle che le mandano avanti, non ci sono mai! Lo avete notato ? Sembra tutto così attrattivo e sereno che a parlare della loro sofferenza e del loro sfruttamento quotidiano rischia di sporcare quella bella fotografia di cui ogni giorno con gli spot televisivi ci viene raccontato.  Ma in questa storia  ci stanno loro, eccome se ci stanno, e non sono affatto contente.  Guadagnano poco e  lavorano tanto! Vivono da esseri consapevoli d’essere sfruttati e ricattati col : o così o a casa!! Ma non finisce qui. Le donne sono la grande maggioranza di chi lavora nei centri commerciali  forse saranno circa l’80%. Proviamo a chiederci quante sono le dirigenti donna di un’azienda qualsiasi  e si capirà qual è la loro condizione. A comandare sono tutti uomini e non vige certo lo spirito cooperativo. Forse non si è a conoscenza che  per andare in bagno bisogna chiedere il permesso e siccome il personale è sempre poco solitamente, bisogna anche aspettare ore prima di poter andare. Il lavoro precario è una condizione molto diffusa e può capitare di essere mandate a casa anche dopo 10 anni di attività più o meno ininterrotta.   La verità è che tutte queste donne  vivono in una condizione di quotidiana ricattabilità, sempre con la paura di perdere il posto e perciò sempre in condizioni di dover accettare tutte le decisioni che continuamente vengono prese sulla loro pelle. Per esempio i turni: li possono cambiare anche all’ultimo momento con una semplice telefonata e tu devi inghiottire. E chi se ne frega se la famiglia va a rotoli,  gli affetti passano all’ultimo posto e non si riesce a gestire i figli.   Denunciare, protestare o anche solo discutere decisioni che le riguardano non è affatto facile in quegli ambienti. Capita che siano costrette a subire in silenzio finanche le molestie da parte dei capi dell’altro sesso per salvare il posto o per non veder peggiorare la loro situazione. Tutte queste cose non le sanno le migliaia di clienti dei negozi in tutta Italia. Non le hanno fatte vedere né le faranno  raccontate. E forse glielo impediranno pure di parlarne, con il ricatto che se colpiranno l’immagine dell’ azienda, romperanno il rapporto di fiducia che le lega per contratto e possono essere licenziate. Ma loro non vogliono colpire ne il marchio ne l’immagine , vorrebbero solo uscire dall’invisibilità e ricordare a tutti che esistono anche loro. Che potrebbero essere qualunque marchio, e questo non è uno spot. Sono donne lavoratrici e madri che fanno qualunque marchio tutti i giorni. Sono sorridenti alla cassa ma anche terribilmente incazzate!! Hanno paura ma sanno che mettendosi insieme potrebbero essere più forti e per questo si organizzano. E’ il loro posto di lavoro e non può essere la loro prigione. Credono nella loro libertà e nella loro dignità di persone. Quindi a maggior ragione quando vi trovate a chiedere ad una commessa abbiate in mente la piacevolissima espressione: “ Mi dia …. Per cortesia oppure per favore….. “ Poiché queste donne non saranno le vostre serve, ne tanto meno saranno a vostro servizio. Ricordatevi di avere davanti a voi persone che lavorano onestamente e duramente, che sono delle sfruttate perché è la loro condizione venuta da certi accordi delle sigle sindacali. Condizione che non si potrà cambiare ma migliorarla e renderla più umana si, questo lo si potrebbe fare.   Dedicato a tutte le donne lavoratrici in questo immenso settore, donne alle quali dedicare spazio e voce. Per questo vado raccogliendo le loro lamentele, i loro disagi, non per farne materia di scontro ma di dar loro la possibilità di essere finalmente essere rese: visibili!