Le mani della mafia calabrese su Chivasso, arresti con colpo di coda

Un’ombra inquietante sul Nord Italia che scopre la “cruda” realtà: il tessuto sociale è stato contaminato dalla mafia. Nel 2011, “la ‘ndrangheta ha determinato l’esito complessivo delle elezioni comunali a Chivasso”. E’ quanto sostiene il gip Giuseppe Salerno nell’ordinanza di misura cautelare che ha portato a 22 arresti  nell’ambito della maxi operazione denominata “Colpo di coda”, riguardante le presunte infiltrazioni delle cosche calabresi nel Torinese, nel Vercellese e in Calabria.

La nuova amministrazione comunale, guidata da Libero Ciuffreda, eletto nel 2012 quindi successivamente ai fatti oggetto degli arresti, aveva tirato un sospiro di sollievo per lo scampato scioglimento dell’assemblea cittadina. Il disegno era chiaro per il magistrato: “infiltrarsi all’interno dell’amministrazione comunale facendo nominare quale componente della nuova Giunta un soggetto legato alla loro consorteria”. Un piano che prevedeva in un primo tempo la candidatura nella lista del PdL di “Vincenzi  Pasquale detto Lino e, successivamente, preso atto del mancato accoglimento degli esponenti del PdL chivassese” dirottarono i loro favori verso “la lista capeggiata dal candidato Striglia Massimo, segretario provinciale dell’Udc”

“L’indicato progetto – spiega il giudice Salerno – mirava a rendere necessario il ballottaggio, evitando che una delle due liste favorite potesse vincere al primo turno e, così, a far diventare decisivo per la vittoria dell’uno o altro schieramento e quindi per la designazione del sindaco”. Una dote elettorale consistente, soprattutto in un ambito ristretto come quello di Chivasso. “L’apporto del sodalizio delinquenziale poteva contare e controllare il voto di circa 300 elettori”.“La presentazione delle liste elettorali – precisa il gip – confermava la presenza di Gallone Beniamino nella lista dell’Udc che, unitamente alla lista L’Alternativa c’è Striglia, appoggiava il candidato a sindaco Striglia Massimo”. “Ottenuto, poi – prosegue l’ordinanza – il risultato di costringere le forze politiche al ballottaggio, forti dei voti raccolti e chiaramente determinanti per la vittoria al secondo turno, i sodali contattavano gli esponenti dei due partiti maggiori allo scopo di verificare quale delle due coalizioni avrebbe offerto loro le cariche più importanti nella nuova giunta comunale in cambio dell’appoggio elettorale”. I boss non si favevano scrupoli di schieramento o colore politico. “Ciò che maggiormente sconcerta – conclude il gip – è la spudoratezza del comportamento dei ‘ndranghetisti, i quali, nella delicata fase di scelta del partito da appoggiare, non hanno mai inserito nella discussione idee politiche o programmatiche proprie di ciascun schieramento, dimostrando, al loro interno così come all’esterno e, quindi, discutendo con i rappresentanti politici capaci di decisione, alcun riguardo alle idee politiche rappresentate”. Dopo vari contatti con le due coalizioni, scrive ancora il giudice, “l’associazione decideva di appoggiare la coalizione di centro-sinistra dietro la promessa di un assessorato, di un consigliere comunale e di altre cariche di rilievo. L’intera operazione elettorale conseguiva il successo sperato e, alla fine, risultava eletto sindaco di Chivasso il candidato Gianni De Mori, esponente del centro-sinistra”.