Torino, Fassino lascia la Camera ora è sindaco a tempo pieno

Un bel gesto quello di Piero Fassino, deputato Pd di lungo corso che ha lasciato la Camera dei Deputati per dedicarsi al compito di sindaco di Torino. L’ex leader Ds si è interrotto per l’emozione quando, concludendo il discorso in Aula, ha spiegato di lasciare Montecitorio “con animo pervaso da emozioni… ma con altrettanta serenità, una scelta giusta per mio paese e mia città”. Il discorso di Fassino è stato seguito da un lungo applauso dell’emiciclo. L’aula ha approvato le dimissioni di Fassino con 444 voti contro 113 e Antonio Leone, che presiedeva la seduta, ha proclamato deputata Francesca Cilluffo. Nel suo discorso Fassino ha sottolineato di lasciare la Camera “in un momento difficile per il paese e per le istituzioni e mentre si prospetta una nuova, acuta criticità nel rapporto tra politica e cittadini”. Il sindaco di Torino ha affermato che “sostenere che ogni costo della politica sia dannoso per i cittadini è con tutta evidenza demagogia, ma proprio per questo l apolitica ha un dovere di equità, sobrietà e trasparenza, valori troppo spesso in questi anni negati da comportamenti e modi di governo che tropo spesso – ha detto Fassino tra gli applausi dei parlamentari vicino a lui – hanno mortificato il rispetto, la legalità e l’uguaglianza dei cittadini, che sta alla radice di quel diffuso malcontento e disagio popolare che oggi si manifesta in maniera clamorosa tanto più forte per i sacrifici chiesti ai cittadini”. Unanime apprezzamento è stato espresso a Fassino da tutti gli esponenti dei gruppi parlamentari intervenuti nel dibattito che ha preceduto il voto. Il capogruppo del Pd Dario Franceschini ha preso spunto dall’esempio di Fassino per sottolineare che “ci sono molti parlamentari con doppio o triplo incarico” e il Pd ha presentato “una proposta di legge per introdurre il principio dell’incompatibilità degli incarichi”. Alla stessa iniziativa ha fatto riferimento anche Pino Pisicchio (ApI). Sono intervenuti inoltre Pier Ferdinando Casini (Udc), Benedetto della Vedova (FLI), Maurizio Lupi (PdL), Massimo Donadi (Idv), Silvano Moffa (Responsabili) e Stefano Stefani (Lega Nord).