Catania, chieste le dimissioni di Stancanelli

Raffaele Stancanelli

Scandalo a Catania. La denuncia arriva dall’opposizione all’attuale amministrazione guidata da Stancanelli. Secondo Sinistra Ecologia e Libertà e Federazione della Sinistra “il primo cittadino dovrebbe dimettersi per lo scandalo servizi sociali, per il quale il Gip ha chiesto l’imputazione coatta per il reato di abuso di ufficio” del sindaco del capoluogo etneo ed altri funzionari pubblici per “una condotta posta in essere al di fuori di ogni schema di legalità e di ogni interesse pubblico, finalizzata ad un indebolimento utile soggettivo”. “Chiediamo l’invio di una Commissione d’accesso da parte dell’assessorato regionale agli enti locali e le dimissioni- spiega Gioli Vindigni segretario provinciale di Sel- perché vengano controllati i comuni di Catania e Misterbianco per fare luce sui criteri di nomina dei componenti delle commissioni di aggiudicazione delle gare d’appalto dei servizi assistenziali su Catania e Misterbianco”. Il giudice per le indagini preliminari  Sammatino ha ordinato al Pm l’imputazione coatta, in particolare,  il gip contesta all’allora  assessore regionale ai servizi sociali Stancanelli (attuale sindaco di Catania) di “avere designato, ed all’ex dirigente comunale Camerini di avere nominato, nel febbraio 2006, i componenti le commissioni esaminatrici in violazione di criteri di legge”. “Stancanelli,  secondo quanto emerso dalle indagini, spiegano da Sel – designava e Camerini nominava come esperti della commissione aggiudicatrice per l’appalto del servizio di assistenza per gli anziani, soggetti esterni ai tre Comuni facenti parte del distretto, del tutto estranei al settore socio sanitario e dunque funzionalmente incompetenti in materia, al solo fine di far loro percepire indebiti compensi non previsti per legge”. Secondo il Gip: “risultavano infatti commesse violazioni di legge sostanziali, anche di rango costituzionale: in quanto gli indagati ponevano in essere una procedura del tutto abnorme e disancorata dal principio di legalità, che legittima il potere stesso della pubblica amministrazione. Poiché la Regione era esclusivamente organo finanziatore del Comune per l’adempimento al servizio, l’assessore non aveva alcun potere di ingerirsi nella nomina delle componenti le commissioni comunali. Anzi, poiché la Regione era organo di controllo sulla destinazione dei fondi elargiti, l’assessore non avrebbe in alcun modo intromettersi”. L’abuso verrebbe ulteriormente dimostrato dal fatto che “il numero di fax riportato a tergo delle designazioni corrispondeva al numero della segreteria politica di Stancanelli e non dell’assessorato regionale a Palermo”. “Raffaele Stancanelli dovrebbe dimettersi da sindaco di Catania- spiega Orazio Licandro, responsabile nazionale organizzazione dei Comunisti italiani e componente esecutivo nazionale Fed –  e difendersi da comune cittadino, ma dovrebbe togliere il disturbo anche perché la città è allo sbando, perché i diversi settori non spendono per mancanza di liquidità, perché al “tempo delle cicale”, quando il suo predecessore, Umberto Scapagnini, dilapidava tutto lasciando vuote le casse comunali , lui era assessore regionale agli Enti locali e avrebbe dovuto vigilare, ma non l’ha fatto”. Sulla vicenda dei Servizi sociali Licandro ha fatto notare come già “il fatto che, la Procura chieda l’archiviazione e il giudice per le indagini preliminari invece risponda con l’imputazione coatta,  dovrebbe far riflettere. Come si resti “sgomenti” alla lettura delle carte e di fronte alla precisione dei rilievi mossi dal magistrato e alle sue considerazioni,  “di una gravità impressionante”, dalle quali emerge da parte dell’ex assessore regionale alle Politiche sociali “l’uso delle istituzioni o della propria segreteria politica in senso istituzionale per raccomandare i propri uomini”. Per l’esponente del Pdci-FdS questo rende incompatibile la permanenza di Stancanelli “in qualunque carica pubblica”. Inoltre,  secondo Licandro, Stancanelli non ha alcun titolo per dare lezioni di legalità e anzi il suo concetto di legalità è frutto di “un approccio muscolare che si sposa con la sua cultura”. Insomma, “forte con i deboli e debole con i forti”. “Di fronte a una storia così grave e al totale malgoverno della città- conclude-, “in un paese normale non ci sarebbe bisogno di chiedere le dimissioni”. E poi l’amara certezza che tutto dipenda da eventuali elezioni nazionali: “Stancanelli resterà a Palazzo degli Elefanti, finché non avrà la certezza di essere ricandidato”.

Laura Galesi