Venezia, omaggio a Terzani

“Quel che non è dato, è perso” è la frase di Tiziano Terzani che da il titolo alla rassegna di incontri pubblici, presentazioni di libri, convegni e mostre patrocinate dalla Provincia di Venezia e organizzate dall’Associazione Anam, recentemente costituita per preservare la memoria del giornalista e scrittore scomparso nel 2004. L’Associazione, il cui nome in sanscrito significa “il senza nome”, riprendendo una parola cara a Terzani per autodefinirsi, ha tra i suoi fondatori anche don Andrea Cereser, parroco del Redentore, che le ha concesso come sede la sala dell’ex cinema parrocchiale dei Cappuccini alla Giudecca, accanto al Redentore stesso, da anni inutilizzato. “É un importante recupero di uno spazio pubblico per la città – ha commentato l’assessore alla cultura Raffaele Speranzon presentando l’iniziativa – che rende ancora più importante il sostegno della Parrocchia del Redentore a questa iniziativa”. Fondatori dell’associazione insieme a padre Cereser sono: Massimo Ribaldo, Maurizio Carlin, Diego Vecchiato, Giuseppe Rizzi, Giovanni Melolli, Alan Loreti, Andrea Cereser, Roberta Pierobon. La rassegna si aprirà mercoledì prossimo, 25 maggio, alle 17 nella sede del Casinò di Ca’ Vendramin-Calergi con un incontro su “Tiziano Terzani visioni e delusioni di un giornalista inquieto”, moderato da Paolo Aleotti con il biografo di Terzani Alen Loreti e il giornalista Ettore Mo mentre alle 21 al Centro culturale Z95 alle Zitelle dibattito sul razzismo ispirato all’ultimo libro di Gian Antonio Stella con la presenza dell’autore e di Gualtiero Bertelli.  Giovedì 26 maggio, alle 17 all’Ateneo Veneto, convegno sul tema “Essere donne in Africa”, con la presentazione del libro “Donne Cucite” di Sabrina Avakian e letture di Ottavia Piccolo. Venerdì 27 alla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista dibattito sulle rivolte arabe di questi giorni. Nella stessa sede, dal 20 al 29 maggio, mostra di Alfredo Bini con fotografie realizzate lungo una delle rotte migratorie verso la Libia. “Apprezzo la definizione che aveva dato di sé stesso Terzani, di essere un evaso di professione – conclude Speranzon – che può essere letta come l’anelito all’uscire dal quotidiano per aspirare a valori e ideali più elevati”.